Marco Chiarini - regista

"Se vuoi girare un film ma non hai una troupe, non hai una storia, non hai attori, non hai location affascinanti, non hai budget, non hai un produttore…

allora a quel punto hai solo te stesso, una idea e il tuo sguardo.

Che nel cinema, per come la vedo io, è tutto."

note di chi ha lavorato al film

Marco Chiarini

Regia, soggetto, sceneggiatura

Negli ultimi dieci anni ho intensificato il mio lavoro come insegnante di linguaggio cinematografico e di tecniche audiovisive nelle scuole di ogni ordine e grado. Il costante lavoro con gli studenti mi ha portato a ripensare il mio modo di fare cinema, attraverso un percorso di ricerca intorno alla scoperta di un mezzo espressivo che fosse il più possibile essenziale. 

Nell’interrogarmi costantemente su quali fossero le pertinenze del linguaggio cinema ho elaborato una poetica che presto ha riguardato anche il senso del mio stare al mondo: il significato profondo del vivere all’interno di una comunità e di mutarla attraverso il proprio sguardo.

Pietro Albino Di Pasquale

Soggetto, sceneggiatura

E’ raro vedere le note di uno sceneggiatore in un film documentario, eppure lo sceneggiatore è una figura importante nella costruzione di un film di realtà: è il collaboratore a cui il regista confida più di altri, ogni impressione dell'artificio cinematografico. Come un grande alpinista con il suo sherpa, Marco Chiarini e io ci siamo confrontati per oltre 20 anni sulla possibilità di fare o di non fare la nostra grande ascesa. Su quale sentiero sarebbe stato meglio aprire e quale lasciar perdere per giungere incolumi. Questo è il film più chiariniano a cui ho avuto il piacere di lavorare. Ogni singola inquadratura è un passo sicuro e imprescindibile verso il raggiungimento della nostra vetta, la quintessenza della poetica di Marco: una poetica fatta di piccole grandi cose, di attese ma anche di rigorosa obiettività e di abilità registica. I piani sequenza sono il risultato della chirurgica lucidità di Marco Chiarini di tenere assieme il ritmo e la composizione di ogni inquadratura, la sua mirabile astuzia nel far sembrare questo gioco assai facile. Immaginare anche solo di restituire spazialmente la vastità di Piazza Garibaldi potrebbe sembrare complicato, riuscirne a carpire l’essenza con l’infinità di figure che la attraversano e la animano in tre anni di riprese un’opera impossibile, invece per Marco Chiarini è stato naturale come disegnare con un unico gesto sicuro e senza staccare mai la mano dal foglio una grande mappa che conduce Roger e ogni singolo spettatore sempre più in alto.

Lorenzo Materazzo

Musica

La mia vita di musicista è generalmente solitaria, fatta di intere giornate trascorse al pianoforte per affinare la tecnica nelle Variazioni Goldberg, oppure a un tavolo con le cuffie per ascoltare centinaia di volte la stessa composizione. Marco Chiarini ha stravolto questa routine, chiedendomi di uscire all’alba, a ora di pranzo, di notte per vivere la Piazza con lui.

È stata di certo la cosa più straordinaria che potesse accadermi. 

Giorno dopo giorno, filmando sempre lo stesso luogo in situazioni diverse, la ricerca del regista sul concetto di variazione influenzava il mio modo di ragionare in termini musicali, mi portava a comprendere che in una piccola sfumatura può celarsi un mondo intero, fino ad indurmi a realizzare un azzardo: riadattare per il nostro film l’intoccabile “Aria” delle Variazioni Goldberg di J. S. Bach.

Gianluca Basili

Suono

Nel corso della mia carriera ho lavorato con dei grandi maestri, uno su tutti è certamente Marco Ferreri. Ricordo sempre quel giorno in cui per sonorizzare “La Grande Abbuffata” mi recai in Francia, e la mia valigia si aprì all’uscita dall’aeroporto con dentro tutti gli strumenti del mestiere (scarpe da uomo e da donna, trombette, chiavi, lamiere... ) Ferreri girava la testa fingendo di non conoscermi. 

Nel corso degli ultimi anni sono pochissimi i registi in cui ho riconosciuto una vera attenzione al suono, come se il suono fosse il fratellino smunto e poverello del fratellone ricco e smargiasso che lavora nella squadra della fotografia. 

Questo non è mai accaduto con Marco Chiarini. Conosco Marco da quando ancora frequentava il Centro Sperimentale a Roma, fu l’unico del corso di regia a venire ogni giorno in studio durante la sonorizzazione del suo corto di diploma. 

Per Marco il suono è una cosa seria: ha capito più e molto meglio di altri registi che sul grande schermo tutto quello che non si sente non si vede.