Miglior film per l’innovazione cinematografica

41° BELLARIA FILM FESTIVAL

Roger … arriva il Presidente!

un film di MARCO CHIARINI

All’interno del Concorso Gabbiano la giuria - presieduta dal regista Michelangelo Frammartino - ha attribuito il premio con la seguente motivazione:

“Il Premio per l’Innovazione Cinematografica del Concorso Gabbiano 2023 va a un autore, che da stasera chiameremo “l’uomo con il telefonino”, capace di coniugare, con intelligenza ed ironia, la passione per la realtà del cine-occhio “vertoviano” con la monumentalità del grande cinema narrativo della stagione classica, riuscendo nel miracolo di rendere spettacolare l’ordinario”

Cosa lega un vecchio bassotto di nome Roger, un comune abruzzese e Sergio Mattarella? Apparentemente nulla. 
Nei vicoli di Teramo si sparge la notizia della visita del Presidente della Repubblica tra l’indifferenza, l’incredulità e la trepida attesa dei suoi abitanti. Questo arrivo straordinario – le cui ragioni restano piuttosto misteriose per molte delle anziane anime che popolano il centro – e i relativi preparativi diventano l’allegro pretesto del regista per esplorare la sua città da un punto di vista, anzi due, nuovi. 
Con la precisione di un cartografo Marco Chiarini e Roger ci mostrano Teramo attraverso un percorso lineare e un copione privo di qualsiasi artefatto. Le abitudini canine si intrecciano a quelle degli abitanti i cui volti divengono a poco a poco familiari, ma se pensate che le giornate e le lunghe notti si ripetano tutte uguali, vi sbagliate. Sono sufficienti piccole variazioni per sconvolgere l’ordinario: una raffica di vento, un autobus in ritardo, il nuovo taglio di capelli di qualcuno. 
Basta solo concedersi il tempo di scoprirlo.

La vita è fatta di sguardi.

La vita è fatta di attese. 

La vita è piena di incontri.

Questo film è attesa, sguardi, e incontri,

e qualcos’altro in mezzo.

Ogni giorno, ogni mese

ogni anno un signore esce col suo cane bassotto e fa sempre lo stesso percorso: da casa arriva in piazza Garibaldi e poi torna indietro.

Riprende ogni passo con la timida curiosità di raccontare una quotidianità calma, inerte, quasi noiosa.

E inizia la sfida: raccontare le simmetrie, i pieni i vuoti, i giochi di luce e la noia riprendendo per un minuto ogni volta.

Ma un giorno scopre casualmente che di lì a pochi mesi, non si sa quando, arriverà in visita il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e passerà proprio per quella piazza.


Nota critica #1

[Emanuele Tresca]

A Teramo si vocifera del passaggio imminente del Presidente della Repubblica. In Roger... arriva il presidente! Marco Chiarini e il suo bassotto Roger si aggirano ogni giorno per Piazza Garibaldi in attesa dell’evento, interrogando alcuni personaggi che popolano la piazza e osservando gli spazi cambiare. Roger e il suo lungo guinzaglio percorrono liberamente le inquadrature sempre uguali che osservano la piazza, dialogando con i movimenti nello spazio di cose e persone. L’immagine racconta quotidianamente ritmi e percorsi diversi, simmetrie e pesi in continua evoluzione, completati da una colonna sonora consapevole dell’importanza di una variazione pronta a modificare la percezione del tempo e dello spazio. Una notte in Piazza Garibaldi diventa il luogo evocato di un thriller; una sezione denominata colori ci permette di osservare le casuali combinazioni cromatiche che si verificano nella piazza; un’altra denominata sosia di spalle ci mostra la possibilità di scorgere in quegli stessi spazi passanti che ci ricordano John Wayne e Orson Welles. Nello spazio di Chiarini può succedere di tutto, dimostrando come l’inquadratura sia un luogo in cui la realtà può intervenire in infinite possibilità.

Ma Chiarini applica un gesto ancor più importante alla sua osservazione: la manifestazione dello sguardo. Chiarini mostra più volte il processo di scelta dell’immagine inquadrando il nastro adesivo per segnare la posizione del suo treppiede, appone segni sulla sua immagine per guidare il nostro sguardo verso ciò che lui sceglie di farci vedere in un dato momento, parla continuamente del film con i suoi personaggi. In un film reiterativo e abitudinario, Marco Chiarini applica tale manifestazione per sancire che tutte le possibilità dell’inquadratura di raccontare, selezionare, e sconvolgere la realtà passano attraverso lo sguardo. Senza troupe, né attori, né storia, con la sola forza dell’osservazione continua e ripetuta, Chiarini riesce a trasformare un esercizio di stile in un manifesto lucido e concreto, in cui viene restituito valore alla potenza primigenia e intrinseca che l’immagine e il suono possiedono. L’immagine in sé ci parla e può essere tutto, anche nella piccola provincia di Teramo, anche nell’attesa e nel vuoto, basta lasciare andare un po’ il guinzaglio.

Nota critica #2

[Emma Marinoni, Hub critica]

Roger… arriva il Presidente! è un film strettamente ancorato a uno spazio fisico ben definito, ovvero la Piazza Garibaldi di Teramo, comune di residenza del regista Marco Chiarini – già autore di un cinema molto legato ai propri luoghi di origine. Piazza Garibaldi è uno degli snodi centrali della città di Teramo, in cui transitano persone diverse ogni giorno: nonostante ciò, man mano va a costituirsi agli occhi dello spettatore un cast di personaggi ricorrenti, veri e propri abitanti della piazza e non solamente di passaggio.

Chiarini si impegna a lasciare la propria cinepresa libera di osservare, senza forzare la propria individualità registica e lasciando la narrazione libera di emergere da sé. A guidare l’azione è Roger, il bassotto di Chiarini, attore protagonista ma anche regista, in quanto ulteriore elemento di casualità e naturalità della messa in scena - soprattutto all’inizio del film, che vede Teramo lentamente risvegliarsi dalla prima chiusura data dal Covid, e Roger stesso quasi come il pretesto fondamentale che permette al regista di girare. La semplicità dell’idea può inizialmente sembrare inadatta a un formato come quello del lungometraggio: difatti, il film ha una natura fortemente reiterativa – come del resto lo è l’attività di portare fuori il proprio cane tutti i giorni – ma è proprio questa sua dilatazione temporale a permettere allo spettatore di entrare nell’abitudinaria routine del regista e perciò di caricare anche la minima variazione di un significato più profondo.

Ma Chiarini applica un gesto ancor più importante alla sua osservazione: la manifestazione dello sguardo. Chiarini mostra più volte il processo di scelta dell’immagine inquadrando il nastro adesivo per segnare la posizione del suo treppiede, appone segni sulla sua immagine per guidare il nostro sguardo verso ciò che lui sceglie di farci vedere in un dato momento, parla continuamente del film con i suoi personaggi. In un film reiterativo e abitudinario, Marco Chiarini applica tale manifestazione per sancire che tutte le possibilità dell’inquadratura di raccontare, selezionare, e sconvolgere la realtà passano attraverso lo sguardo. Senza troupe, né attori, né storia, con la sola forza dell’osservazione continua e ripetuta, Chiarini riesce a trasformare un esercizio di stile in un manifesto lucido e concreto, in cui viene restituito valore alla potenza primigenia e intrinseca che l’immagine e il suono possiedono. L’immagine in sé ci parla e può essere tutto, anche nella piccola provincia di Teramo, anche nell’attesa e nel vuoto, basta lasciare andare un po’ il guinzaglio.

Se il film formalmente nasce come un esercizio di stile ispirato al “minuto Lumiére” della Cinémathèque française, dal punto di vista contenutistico si tratta di una risposta a una disillusione nei confronti del mondo del lavoro in ambito cinematografico: Chiarini, dopo essersi visto stroncare numerose sceneggiature e progetti produttivi, decide di muoversi in direzione completamente opposta, trasformando i propri spazi quotidiani e incontri occasionali in set e cast.

La visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella presso la propria città diventa così un pretesto narrativo intorno al quale organizzare il proprio sguardo. Chiarini osserva, e osservando si ritrova a incontrare personaggi che, come lui, tendenzialmente sono spettatori – non a caso la maggior parte delle persone con cui interagisce sono ultrasessantenni, che si muovono lentamente, spesso allo stesso passo della macchina da presa. Roger… arriva il Presidente! si dimostra un film estremamente sincero, espressione di un genuino affetto non solo per il proprio luogo d’appartenenza o per il proprio cane, ma anche per le possibilità aperte dallo sguardo cinematografico.



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